In spiaggia è stato come assistere alla morte nel pozzo di Alfredino



«È stato come rivivere la tragedia di Alfredino Rampi. Abbiamo sperato fino all’ultimo che lo portassero a riva vivo. Ma era passato troppo tempo». In spiaggia si parla ancora della morte di Aliou Mbengue. Tanto dolore, ma anche rabbia per quella che, per molti, è «una tragedia che poteva essere evitata». La morte di un ragazzino di tredici anni. Con il mare calmo. «Piatto come un tavolone», dicono i vecchi lupi di mare, qui, sulla spiaggia già di prima mattina.«In spiaggia è stato come assistere alla morte nel pozzo di Alfredino»

Una tragedia così a Marina non accadeva da decenni. Ma, allo strazio, alle lacrime per la vita spezzata di Aliou, a soli tredici anni, si aggiunge la rabbia di tutti quelli che, sulla spiaggia hanno vissuto lunghi attimi di angoscia. E che continuano a ripetere: «Hanno perso troppo tempo, quel ragazzino poteva essere salvato».

Edi Pellegrini al Florida ha l’ombrellone in prima fila, da sempre. Lunedì pomeriggio ha visto tutto. «All’inizio non si capiva cosa stesse succedendo, ma non c’era grande allerta. – dice – Poi abbiamo visto i pattini, ma era passato troppo tempo. Forse quel ragazzo poteva essere salvato. Il suo amico diceva che aveva provato a tenerlo, per un po’ poi non ce l’aveva più fatta. L’aveva visto andare giù». Racconta di un pomeriggio concitato, e drammatico, anche Siliva Baratta.

«L’amico di Aliou è uscito dall’acqua sotto choc: diceva che il ragazzino che era con lui a fare il bagno era andato sotto, che era scomparso. Ma i bagnini erano increduli. – racconta – Accanto a lui c’era un signore di mezza età, dai capelli rossicci: lui ha insistito perchè lo andassero a cercare. E ripeteva: andateci a nuoto, non con i pattini. Tiratelo su».

E ora si cerca una canoa blu. Le indagini, quelle della Capitaneria di porto, sono protette dal più stretto riserbo. Ma qualcosa trapela, a livello non ufficiale. Da chi è stato sentito, come testimone. Da chi – questa la voce che rimbalzava in spiaggia ieri pomeriggio – sostiene di aver visto Aliou accanto (o addirittura sopra) una canoa blu. Da dove potrebbe essere caduto e essere colpito dalla congestione. Ma chi era sulla spiaggia, come
Luisa Bineo assicura che il piccolo senegalese non era sulla canoa. «Stava facendo il bagno con il suo amico – ripete – è stato lui, uscendo dall’acqua a dare l’allarme». Un allarme che, per molti, sarebbe stato sottovalutato.

«Una tragedia così a Marina non accadeva da anni». Piero Vatteroni ha il brevetto da bagnino da 42 anni. È vicepresidente dell’associazione balneari, quella di Sandro Telara, e figura storica del bagno Giocondo. Il mare lo conosce bene. «Una tragedia così non accadeva da anni. – dice guardando l’orizzonte – Un bambino che muore, con il mare calmo: un lutto per tutti». Deve risalire indietro di oltre dieci anni, Vatteroni, per ricordare un episodio simile. Ma la vittima in quel caso aveva circa trent’anni. «Lo ricordo, un ragazzone di Livorno. – dice – Era il giorno di Ferragosto, era andato a mangiare a Santa Lucia e poi, aveva preso il pattino. Non ha fatto in tempo a salirci, quando l’acqua gli è arrivata allo stomaco è caduto giù. È morto sul colpo». A.V.
29 giugno 201

fonte: http://iltirreno.gelocal.it/massa/cronaca/2011/06/29/news/in-spiaggia-e-stato-come-assistere-alla-morte-nel-pozzo-di-alfredino-4527490

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