Antonio dal Lido: «Un occhio di riguardo e un sorriso per tutti». Stefano dall’Idroscalo «Macché seduttori»
Il capo bagnino Antonio Ciullo alla piscina Lido
Bagnini a Milano. Un ossimoro? Siamo andati a farcelo raccontare dagli stessi protagonisti, i capo bagnini dei due simboli del mare milanese. Da quello storico, poco più che ottantenne, del Lido, all’altro, da spiaggia, dell’Idroscalo, osservati e controllati dall’alto di una torretta. Da cui scende con professionalità e fischietto Antonio Ciullo, 31enne capo bagnino al Lido, terzo anno tra le acque di piazzale Lotto, dopo altrettanti trascorsi alla piscina Romano. Antonio coordina una squadra di nove bagnini, nei giorni feriali, ben tredici nell’afflusso domenicale. «Nel weekend qui arrivano in tremila (una settimana fa, record stagionale: 3.600 bagnanti, ndr), ma devi avere un occhio di riguardo e un sorriso per tutti, insomma non è una cosa semplice», spiega. Anche se non cambierebbe mai la sua canotta rossa con la divisa di un capo bagnino da mare. «Provvedere all’incolumità dei bagnanti tra le onde è più intrigante: ma io non mi lamento, va bene così».
«L’IDROSCALOCOME IL LAGO DI GARDA» – D’accordo, Stefano Fantucci, che all’Idroscalo coordina una squadra di dodici persone: «Il mare certo è un sogno, però qui si sta benissimo, sembra d’essere sul lago di Garda. Guardi quanto verde c’è intorno!». Dici Idroscalo e pensi agli anni Sessanta, ai fidanzatini con le Vespe parcheggiate sulla riva per il picnic. Oggi l’immagine è un po’ diversa: signore incrematissime sul lettino a divorare «Cinquanta sfumature di rosso». «Non capisco davvero che cosa si possa trovare di eccitante in quel libro», bacchetta Stefano, 43 anni, abbronzatissimo, in servizio dalle 8 alle 10 di sera, un amico per i bagnanti mordi e fuggi. «La fiducia per noi è una cosa importantissima: se qualcuno ha un problema viene da te, e tu cerchi di risolverglielo». Il baratto della socialità ha i suoi lati positivi. «Una crostata fatta in casa, così come un caffè freddo, non si rifiutano mai», dice Stefano, il quale, forse per l’età più matura, riesce a trovare nel suo lavoro una sorta di etica della sicurezza. «Si tratta di controllare qualcosa come 140 metri quadri di spiaggia e, per il flusso di persone che la frequentano, in certi giorni sembra di essere a Rimini; per questo abbiamo due torrette d’avvistamento, e nel mezzo tre postazioni con ombrelloni, a cui fanno capo tre bagnini».
REGOLE FERREE – Al Lido, le regole sono altrettanto ferree. Racconta Antonio: «Sono operativo dalle 9.30, faccio il giro della piscina, controllo che ombrelloni, lettini, ciambelle di salvataggio e vaschette per i piedi siano al loro posto, poi accompagno i bagnanti all’isola». In che senso? «Al centro della piscina c’è un isolotto da raggiungere col pattino». E fin qui nessun problema. «Le cose si complicano quando qualcuno decide di prendersi il pattino, provando a comprarci per dieci, quindici euro», racconta Ciullo, secondo il quale, se esistono le regole, vanno rispettate. «C’è l’obbligo di indossare la cuffia: se qualcuno si tuffa senza, noi lo richiamiamo».
Fuori pista però c’è chi crede a una severità eccessiva. «Capita spesso di ascoltare degli anziani mentre ricordano com’era questo posto quarant’anni fa, quando si pescavano le «balene», carpe da dieci, quindici chili, ci si divertiva con le gare di tuffo e non c’erano i guardiani pronti a fischiare a ogni piccola deviazione», aggiunge ridendo Stefano dall’Idroscalo. E con la leggenda dei bagnini sciupafemmine, come la mettiamo? «Può capitare che qualche ragazza ci chieda di fare una foto insieme, ma finisce lì. Chi pensa che facendo il bagnino si possa rimorchiare facilmente, è fuori strada», risponde Stefano.
E a proposito di regole, Antonio ricorda che al Lido è vietato fumare a bordo vasca («esiste comunque un’area fumatori») e che stare in topless è concesso «ma solo a pancia in giù».
fonte:http://milano.corriere.it
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