Archiviata la posizione del padre il giudice ha disposto l’imputazione coatta per i gestori.
PREMARIACCO. A distanza di tre anni dalla morte della piccola Aurora, annegata nella piscina di San Mauro il 10 luglio del 2011, davanti agli occhi del padre, il giudice ha archiviato la posizione di quest’ultimo e ha disposto l’imputazione coatta per i tre gestori dell’impianto che dovranno presentarsi in tribunale per rispondere delle accuse di omicidio colposo.
La piccola Aurora non sarebbe morta per una congestione o, almeno, non è possibile affermarlo con certezza sulla base degli esami effettuati dal medico legale. La relazione del medico legale infatti parla di “arresto cardiocircolatorio a genesi non determinabile”.
Vero è che il processo digestivo al momento del decesso non risultava essere stato completato ma è altresì vero che non è possibile affermare con certezza la rilevanza del mancato completamento della digestione come antecedente causale della morte.
A queste conclusioni è arrivato il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Udine Paolo Lauteri che ha disposto l’archiviazione della posizione del padre della bambina Valentino Maria Vulcano.
Piuttosto però, la presenza di personale e di strumentazione adeguata al soccorso e alla sicurezza nella piscina di San Mauro di Premariacco, secondo il giudice, avrebbe potuto salvare la vita alla bambina. Con queste motivazioni il gip ha chiesto l’imputazione coatta per i tre gestori del club “W la” di San Mauro, dove la piccola è morta a sei anni il 10 luglio del 2011.
Dovranno quindi presentarsi dinanzi al giudice Moreno Saccavini e Andrea Pontoniutti, presidente e vice della società e il segretario Andrea Saccavini, tutti difesi dall’avvocato Guglielmo Pelizzo.
Fonte: http://messaggeroveneto.gelocal.it/