«Nuotatrice!».
Il bagnino del litorale romano, canotta rossa “Salvataggio” e remo del pattino in mano, mi richiama all’ordine con il fischietto proprio mentre cerco di tuffarmi.
«C’è corrente. Corrente molto forte oggi. È pericoloso fare il bagno».
Mi guarda, incuriosito dal segno dell’abbronzatura del costume intero e dalla cuffia in silicone nera nonostante i 40 gradi.
«Capito. Se proprio vuoi nuotare almeno dimmi che esperienza hai, così sto tranquillo».
Se l’è cercata lui, penso. «Ho nuotato il canale della Manica la scorsa settimana. Spero di riuscire ad affrontare queste correnti».
Mi guarda meglio. Incuriosito ora dalla mia avventura.
«Davvero? Quanto è lungo? Come hai fatto?».
Nel suo punto più stretto, il Canale della Manica è largo 34 chilometri, che richiedono una nuotata variabile tra le sei ore, 57 minuti e 50 secondi impiegate dal recordman Petar Stoychev nel 2007 e le circa 15 dei comuni mortali.
La distanza coperta durante le traversate è infatti molto maggiore a causa delle correnti e delle maree oceaniche, che portano i nuotatori a fare uno zigzag continuo, con circa il doppio della distanza nuotata.
«E tu quanto ci hai messo?», chiede il bagnino.
Lo scorso 5 luglio, io e cinque validi compagni di traversata abbiamo nuotato per 11 ore e 2 minuti, completando il percorso in staffetta (con gli inglesi Lee Knightley, Chris Claux, Guy Jeremiah, il bahamense Michael Guy e l’italiano Roberto De Lisa).
Siamo partiti nella notte con la marea favorevole, per togliere di mezzo il prima possibile la parte più ostica della traversata, quella da coprire al buio.
«E chi vi difendeva dalle petroliere che attraversano il Canale?», continua il bagnino.
La barca ti è sempre accanto. Anzi, sei tu che la segui. È la tua guida quando la nebbia è talmente fitta da non distinguere il mare dall’orizzonte, e dalla barca possono offrirti assistenza se sei in difficoltà. C’è tuttavia una regola per registrare la nuotata come traversata ufficiale. Il nuotatore non può toccare la barca o i compagni, pena la squalifica. Per garantire la regolarità della nuotata a bordo c’è un osservatore della Federazione che regola il “traffico dei nuotatori” .
«E ci sono altre regole?».
Moltissime. Quasi due pagine di regolamento. L’unica veramente importante da ricordare però è quella relativa al kit con cui si può nuotare: solo una cuffia, occhialetti, e costume intero per le donne o pantaloncini sopra al ginocchio per gli uomini. Tutto il resto è bandito.
«Niente muta quindi. Immagino farebbe caldo…»
Al contrario. La vera sfida della traversata della Manica non è la distanza, ma la temperatura. Lo scorso 5 luglio, la colonnina di mercurio dell’acqua era ferma a 14 gradi, a causa di una stagione meteorologicamente tutt’altro che fortunata.
Il corpo va quindi allenato al freddo per diversi mesi prima della traversata. La nostra squadra ha iniziato in aprile, nuotando in laghi, fiumi, e piscine all’aperto con temperature dai 9 gradi in su.
Una regola approssimativa per decidere quanto tempo resistere in acqua fredda è un minuto per grado. A 10 gradi dunque, il consiglio è di non restare oltre 10 minuti.
Per allenarci alla traversata la nostra unità di misura erano invece i brividi. Quando si inizia a tremare in modo incontrollato si esce.
Solo in questo modo siamo riusciti a superare lo shock del tuffo notturno iniziale a 14 gradi.
«Ho capito. Puoi fare il bagno tra le onde di Roma ora», concede il bagnino.
Mentre mi avvio verso il mare mi richiama.
«Un’ultima cosa… Ma questa Manica poi dov’è?».
fonte: http://www.ilsole24ore.com
Sinceramente uno può essere anche Michael Phelps, ma se ti coglie un malore non c’è altra soluzion CHE QUALCUNO TI TIRI FUORI E SAPPIA COSA FARE. Non so le condizioni meteomarine in cui si è svolta la vicenda ma l’assistente bagnanti secondo me ha fatto benissimo a consigliare di non nuotare. Anche perché per fare la manica a nuoto hai comunque un barcaiolo che ti sta vicino, forse in proporzione fare il bagno con onde con un solo assistente bagnanti in servizio espone a maggior pericolo..