Ero seduto sulla mia torretta, tranquillo e beato!

La giornata era limpida e tutto trascorreva per il meglio, nonostante fosse un pomeriggio di agosto e ci fossero di conseguenza tantissime persone.

L’unica cosa che mi preoccupava era una leggera brezza proveniente dalla terra in direzione mare, conosciuta in gergo come GARBINO (LIBECCIO per l’autorità marittima).

Questo vento ti può portare in pochissimo tempo a largo e neanche te ne accorgi.

Per le persone che non sanno riconoscere le correnti e i venti, il mare può rivelarsi una trappola mortale.

In questo caso noi bagnini dobbiamo distinguere i nuotatori dai bagnanti attraverso lo SCANNING dello specchio d’acqua in cui vigiliamo.

Per ammazzare il tempo decisi di prendere il moscone.

Più tardi scoprii che fu una mossa molto utile,  chiamatelo destino o fortuna.

Il vento cominciava a crescere, l’acqua era calda e invitante, piena di persone sorridenti.

Fra quelle urla e  schiamazzi  era davvero difficile distinguere qualcosa che non andasse.

Ero in mare, vogavo piano ,  la sensazione dell’acqua che mi bagnava i piedi mi dava tranquillità.

Mi sentivo davvero bene!

Accarezzai l’acqua con il remo, il portascalmi girava bene.

Il pattino beccheggiava, su e giù sempre più forte quando sentii un urlo roco.

Subito, di scatto, istintivamente mi girai.

Non era un urlo normale, trasudava di molta preoccupazione.

Cercai  la fonte di questo lamento, la trovai.

Un padre,  un turista biondo con un forte accento tedesco.

Mi veniva incontro agitando le braccia dicendomi che non trovava suo figlio.

Il cuore, vi giuro,  mi si fermò.

L’andrenalina cominciò il suo vorticoso percorso dentro il mio corpo, annebbiandomi la ragione.

Chiusi gli occhi: cominciai ad elencare velocemente tutte quelle fasi di salvataggio apprese durante l’addestramento del corso da bagnino.

Il tempo stringeva e una vita era in pericolo.

Dentro la mia testa  prese il sopravvento una voce che urlava:

“AL DIAVOLO TUTTO!

AGISCI COME MEGLIO CREDI!

METTICELA TUTTA!

SEI IL MIGLIORE E PRESTO FINIRA’ TUTTO!”

Così decisi di agire, non pensai a nulla, mi aggirai tra le persone che nuotavano cercando qualcuno che potesse essere in difficoltà.

Chiesi aiuto a terra, per un eventuale soccorso con l’AMBULANZA fischiando e urlando a gran voce.

Accorse il mio collega dell’altro stabilimento.

Lo individuai e con un balzo mi tuffai , lo presi: era in stato di shock.

Lo portai sul pattino.

Lungo il tragitto di ritorno svenne, era in arresto.

Mi SALI’ IL CUORE IN GOLA, dovevo fare il massaggio cardiaco (era solamente il mio secondo anno di lavoro).

Lo feci, non fu molto difficile, pensavo peggio,  il ragazzo prese a sputare acqua e un sorriso apparve sul mio viso.

Avevo fatto il mio lavoro, ero fiero di me!

Fui più felice quando mi venne incontro il padre che non smetteva di ringraziarmi!

I soccorsi arrivarono, tutto il mio sforzo e le mie tensioni vennero ripagate da un fragoroso applauso!

Da quel momento ebbi la consapevolezza della mie capacità ed acquisii più sicurezza nella mia persona.

Racconto di

Giacomo Moretti

3 Comments

  1. Bravissimo. ho due figli che hanno il brevetto e so cosa si prova prima, durante e dopo.
    Non sei il solo ad essere fiero di te.

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