FREGENE OnLine 4 giugno. Dopo gli inglesi salvati anche i russi. Anche se il tempo non aiuta, la stagione è partita bene per i turisti, che rischiano di annegare. Qualche giorno fa, dopo il salvataggio della famiglia inglese al Singita, l’ultimo episodio davvero fortunato per una coppia di Ekaterinburg, capoluogo dell’Oblast di Sverdlovsk, situata sul lato asiatico degli Urali. È il principale centro industriale e culturale della regione degli Urali. La sua popolazione di 1.300.000 abitanti(2002), ne fa la quarta città della Russia per abitanti. Moglie, marito e bambino di 8 anni, dopo una notte trascorsa all’albergo la Conchiglia di Fregene, quasi all’alba decidono di andare in spiaggia, attraversano a piedi il piazzale ed entrano al Lido. Sono le 7.00, l’aria è fredda, dopo la burrasca del giorno prima ma la famiglia è abituata a altre temperature. La spiaggia è deserta e c’è una forte corrente con una buca che tira forte verso il largo. La donna, Oxana 47 anni, è la prima ad entrare in acqua, in pochi secondi è già ad un centinaio di metri dalla riva. Il marito, Sergei 52enne, mantiene il controllo, grida al figlio Ostap di andare a chiedere aiuto all’albergo, poi nota una ciambella di salvataggio miracolosamente sulla riva dello stabilimento accanto, il Janga. La prende e si butta, raggiunge la donna e tutti e due restano appesi a quel cerchio di speranza. Intanto il bambino vola, non lo sa ma sarà la corsa più importante della sua vita, arriva alla reception, non parla italiano ma riesce a farsi capire, il padre e la madre stanno affogando. Viene chiamato al telefono il bagnino del Lido, Michele Fabbri, che abita a qualche centinaio di metri. E’ a letto ma si precipita e arriva dopo pochi minuti: “Dentro di me pensavo che avrei recuperato i cadaveri – commenta – bastano pochi secondi in mare per rimetterci la pelle”. Invece quando arriva la coppia è ancora aggrappata alla ciambella, si vede la macchia rossa del salvagente e le due teste che spuntano dalle onde. E, altro colpo di fortuna, il pattino è pronto, i remi sono sugli scalmi, perché un ragazzo, William Nieddu, lo aveva portato in riva e stava cercando di superare le onde. Ma Michele è molto più esperto, qualche colpo di remo e arriva dai russi tirandoli a bordo. Una volta a terra la famiglia, esausta, si abbraccia commossa e ringrazia, in russo, ripetutamente Michele.
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