FLAGSTAFF – Un nuovo lutto sconvolge il mondo dello sport. È venuto a mancare ieri a Flagstaff, in Arizona, il nuotatore norvegese Alexander Dale Oen, 26 anni. Era considerato uno dei più grandi ranisti di sempre, assieme allo statunitense Brendan Hansen (bronzo nei 200m ad Atene 2004) e al giapponese Kosuke Kitajima (argento nei 200m a Shangai 2011). In lui erano riposte le speranze dell’intera Norvegia per le Olimpiadi di quest’estate, a Londra.
Argento nei 100m rana ai Giochi olimpici di Pechino 2008 e oro nei 100m, sempre rana, ai Mondiali di Shangai 2011, il giovane Oen è stato trovato senza vita nel bagno della struttura sportiva in cui si stava allenando assieme ai suoi compagni di squadra. Sono stati proprio loro a dare l’allarme, non vedendolo uscire dalla doccia. Secondo le prime ricostruzioni, durante la giornata Oen si era allenato (in maniera blanda) assieme ai suoi compagni, poi aveva fatto fisioterapia e infine era andato a giocare a golf.
Poco prima di collassare nel bagno della struttura, aveva parlato via Skype con la famiglia in Norvegia, senza dare visibili segni di malessere. Qualche istante dopo, il suo cuore d’atleta si è fermato per sempre. Vano è stato ogni tentativo di rianimarlo da parte dell’equipe del centro medico di Flagstaff, subito intervenuta sul posto. A dare l’annuncio della morte è stato il presidente della federazione norvegese, Rune Eknes. L’autopsia fornirà ulteriori dettagli sulle cause che potrebbero aver provocato l’arresto cardiaco del nuotatore.
Oen era reduce da un infortunio alla spalla, che stava curando con dei corticosteroidi. Aveva una gran voglia di tornare a gareggiare ad alti livelli, superare ancora una volta se stesso, cogliere e vivere al massimo la sfida ormai prossima delle Olimpiadi di Londra. Qualche giorno fa, infatti, l’allenatore così aveva commentato la sua smania di tornare a solcare l’azzurro dell’acqua clorata: “Alexander è pronto a cambiare marcia, ma gli chiediamo di essere paziente. Non vogliamo che corra rischi. Dobbiamo tenerlo a freno, sta nuotando forte”.
Forse più forte di quanto il suo cuore poteva reggere.
Alessandra Morgese
1 maggio 2012
Fonte: http://www.ilquotidianoitaliano.it/